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Sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro di lavoro: un po’ di chiarezza

In cosa consiste la sanificazione di un ambiente di lavoro? Quando rivolgersi a un’azienda specializzata e certificata? E quando è possibile beneficiare del credito d’imposta introdotto dal Decreto Cura Italia? Le risposte degli addetti ai lavori

 

Uno dei tanti oneri cui i titolari di imprese sono sottoposti negli ultimi tempi è quello legato alla sanificazione degli ambienti di lavoro, termine oggi spesso abusato, ma con un significato ben preciso.
L’articolo 4 del protocollo di sicurezza del 14 marzo, revisionato poi il 24 aprile e parte del DPCM del 26 aprile 2020 prevede infatti che le operazioni di sanificazione siano obbligatorie e con frequenza periodica, nonché – laddove persiste un rischio di contagio da Covid-19 più alto – anche antecedenti la riapertura di un’attività. Ciò che il protocollo non specifica, lasciando di fatto carta bianca al gestore dell’impresa, è come esattamente debba avvenire una sanificazione, quando un’azienda la può fare in autonomia e quando invece deve rivolgersi a una ditta specializzata e certificata (la cui visura preveda, quindi, anche questa specifica attività). In questo caso sono le ordinanze regionali, se necessario, a discostarsi dal protocollo nazionale con normative più stringenti.

Il consiglio degli addetti ai lavori è – in caso di dubbi – sempre quello di rivolgersi al medico competente, che ha responsabilità pari a quella del titolare nella gestione dei protocolli aziendali. Qualora l’impresa non avesse un medico competente, l’articolo 88 del nuovo Decreto Rilancio prevede la possibilità di sceglierne uno tra quelli messi a disposizione dall’Inail con tariffe agevolate e convenzionate.

Ma cosa significa esattamente sanificare un ambiente di lavoro?
È Livio Carame dell’azienda romana H2O Srl, specializzata proprio in pulizie industriali, a fare chiarezza a riguardo. “La sanificazione si compone in tre fasi”, spiega. “La prima è una semplice pulizia dell’ambiente e degli strumenti di lavoro. A seguire viene effettuata una sanificazione, praticata con macchinari che lavorano a a temperature molto elevate (164°C) con vapore secco, contenente lo 0,5 di particelle contenenti acquee, così da non rovinare gli oggetti e andare a colpire con estrema precisione ciò che si deve sanificare. L’ultimo passaggio è quello della disinfezione, che avviene attraverso tecniche particolari e con l’ausilio di un prodotto virucida”.

Le procedure di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro sostenute e documentate nel periodo d’imposta 2020 permettono infine all’imprenditore di accedere al credito d’imposta introdotto dal Decreto Cura Italia, nella misura del 50% e fino a un massimo di 20.000 euro per contribuente, nel limite complessivo massimo per le casse erariali di 50 milioni di euro.

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