Un tempo gli unici materiali plastici per la stampa 3D erano ABS e PLA. Oggi non è più così e il mercato mette a disposizione un’ampia gamma di plastiche che si differenziano per composizione, temperatura di fusione e caratteristiche di stampa.
Per fare un po’ di chiarezza abbiamo pensato di fare una panoramica.
Il PLA, detto anche acido polilattico, è uno dei materiali più utilizzati per la stampa 3D. Di origine vegetale (mais e patate), è biodegradabile, ha una temperatura di stampa compresa tra i 185 e i 235 gradi, può essere opaco o traslucido ed è disponibile nelle varietà LayWoo-d3, LayBrick e FlexPLA.
Il LayWoo-d3 ha l’aspetto e l’odore del legno, poiché per il 40% è costituito da legno riciclato che viene unito a un polimero composito. Variando la temperatura di stampa è possibile ottenere aspetti differenti: apparirà più chiaro se stampato a una temperatura più bassa e viceversa.
Poi c’è il LayBrick, che offre una ruvidezza simile a quella della pietra arenaria. Se fuso a 165-190 gradi la finitura diventa liscia e, viceversa, a una temperatura di 210-230 gradi assume un aspetto più ruvido.
Il Flex/PLA, infine, è un materiale morbido e gommoso e offre risultati migliori se stampato a una velocità più bassa rispetto al normale PLA.
Continuando nella nostra rassegna dei principali materiali plastici per la stampa 3D, troviamo l’ABS, acronimo di acrilonitrile butadiene stirene, che sostanzialmente è la plastica degli storici mattoncini LEGO. Con una temperatura di stampa compresa fra i 215 e i 250 gradi, necessita di piatto riscaldato e nastro di Kapton. I granuli di plastica in ABS vengono anche utilizzati negli inchiostri per i tatuaggi poiché hanno la caratteristica di essere particolarmente vividi.
L’HIPS, altrimenti detto polistirene ad alto impatto, viene generalmente usato per stampare oggetti finali o supporti che si sciolgono con il limonene. Questo materiale è particolarmente indicato per nascondere le caratteristiche righe tipiche della stampa 3D effettuata con tecnologia MPD (fabbricazione a filamenti fusi).
Facile da colorare, ma difficile da utilizzare poiché tende a deformarsi, è invece il nylon, generalmente usato per oggetti robusti o a basso attrito, ma che, se stampato in strati sottili, risulta essere flessibile.
I filamenti per la stampa 3D possono poi essere anche di polietilene tereftalato (PET), o di policarbonato (PC). Il primo è caratterizzato dalla mancanza di colore, da una estrema robustezza e resistenza agli urti e viene usato per stampare oggetti che vanno a contatto con gli alimenti, mentre il secondo si contraddistingue per una temperatura di fusione molto alta (260 gradi).
Gli ultimi tre materiali plastici per la stampa 3D della nostra rassegna sono il polietilene ad alta densità (HDPE) che, come il nylon, è difficile da usare perché si deforma facilmente; il policaprolattone (PCL), che fonde a temperature molto basse (58/60 gradi) – tanto che può essere semplicemente scaldato in acqua per essere rimodellato – ed è biodegradabile; e l’alcool polivinilico (PVA), solitamente usato come materiale di supporto poiché si scioglie in acqua.
Il PLA (acido polilattico), quindi, per Materia 101 andrà benissimo..